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Su Il Sole 24 Ore di quest’oggi, Lionello Mancini scrive, a pagina 10, che il Consiglio Comunale ha bloccato l’introduzione a Milano di «controlli anticorruzione più efficaci e di livello europeo» nella pubblica amministrazione. Il giornalista, nel ricostruire a modo suo i fatti, ne ha per tutti i gruppi, tranne che per «l’unico, giovanissimo rappresentante del M5S». Mi preme, quindi, chiarire alcuni fatti.

Il 13 Dicembre scorso ho presentato alcuni emendamenti alla Mozione della maggioranza per l’istituzione del Whistleblowing, la procedura interna all’amministrazione comunale destinata alla ricezione delle segnalazioni di reati, irregolarità o altre anomalie ravvisate dai dipendenti nel corso della propria attività lavorativa. La finalità, dichiarata dal primo firmatario (il presidente della Commissione antimafia, David Gentili, del Pd), era quella di richiamare l’attenzione del Comune sull’importanza di combattere la corruzione e la concussione, suggerendo l’adozione di strumenti utili ad aumentare la trasparenza negli atti pubblici e a prevenire fenomeni corruttivi. Peccato che, per come era costruita, si rischiava di andare a tutelare anche i delatori: chiunque avesse fornito, anche solo via email, una informazione anonima, avrebbe goduto tout court di una tutela per evitare ritorsioni dall’eventuale denunciato. Alcuni miei emendamenti mettevano dei paletti precisi: la verifica dei ragionevoli sospetti e la buona fede del denunciante; un organismo che valutasse la fondatezza di eventuali ritorsioni e indagini improprie nei confronti del denunciante ai fini della sua tutela; la definizione precisa dei settori dell’amministrazione più sensibili agli atti corruttivi (edilizia, appalti, gestione di finanziamenti); un riconoscimento economico per chi denuncia strettamente legato solo alla certificazione da parte della Corte dei Conti di un effettivo danno erariale arrecato alle casse comunali. Avevo presentato gli emendamenti convinto di un fatto, ovvero che i buoni risultati si ottengono quando ognuno si attiene alle proprie competenze limitate dal diritto. E non quando i ruoli della giustizia, della polizia e della politica si mescolano diventando indistinti. Il Pd ha reagito ritirando la Mozione ed evitando completamente la discussione.   

Quanto riportato ha solo il significato di completare la descrizione di ciò che è effettivamente accaduto nello scorso Dicembre, non liquidando il tutto come «arroganza e furbizie dei rappresentanti di Pd, Pdl e Lega».

Matteo Forte

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