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L’ex Viceministro degli Interni, l’on. Alfredo Mantovano, prende carta e penna e scrive al settimanale Tempi per raccontare qual è uno dei veri mali che impediscono al nostro Paese di cambiare e riformarsi. E dice che, al di là degli slogan, il tema è assente dalla campagna elettorale.

La distanza fra gli impegni che si assumono in campagna elettorale e quel che si realizza dopo il voto è sempre grande. Può però accadere di peggio: ed è quando alcuni impegni nemmeno si prendono, quasi si ignori il peso di taluni nodi sull’azione di governo. Uno dei temi rimasti fuori dal dibattito fra schieramenti è l’assetto del sistema burocratico; qualcuno parla di semplificazione e di riforma della pubblica amministrazione, ma non esce mai dal generico.

Per avere un’idea di ciò cui mi riferisco: le riforme varate nei pochi mesi del governo Monti richiedono per la loro piena operatività il varo di circa 400 decreti attuativi; finora i ministeri sono riusciti a produrne poco più del 10 per cento, pur se le leggi ne impongono la pubblicazione entro pochi mesi. Sono ancora sulla carta provvedimenti sui quali il Parlamento ha discusso, e che dall’esecutivo sono stati esibiti in contesti internazionali per dimostrare il gran lavoro svolto. Ci sono addirittura norme votate su iniziativa del governo Berlusconi che ancora non sono applicate.

Responsabilità degli apparati burocratici? In prevalenza sì. Alla fine chi guida un ministero – politico o tecnico che sia – si stanca e dà per scontato che la struttura farà quel che deve; purtroppo così non è. Col risultato che l’azione di un governo – qualsiasi governo – provoca al più un effetto mediatico, ma non di sostanza. Vale anche per l’ordinaria amministrazione: quante pratiche dalle quali dipende la vita di un’azienda o il futuro di intere famiglie impiegano molto più del necessario prima di completarsi? Nel momento in cui chiedono il voto, tutti gli schieramenti si candidano a governare. E se i rispettivi leader spiegassero come, in caso di vittoria, farebbero funzionare la burocrazia, essenziale per ben governare? Funzionare – intendiamoci – non nel loro interesse, ma nell’interesse degli italiani.

Matteo Forte

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