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Ius scholaeAlcuni hanno chiesto conto del mio voto contrario all’ennesimo documento presentato dalla maggioranza di Palazzo Marino per sollecitare il Parlamento a legiferare sulla cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia. Ho risposto via mail con dei semplici punti che riporto di seguito. Buona lettura!

È dal 2011 (cioè da quando sono stato eletto per la prima volta) che voto contro documenti come questo. Lo faccio perché (come ho sempre sostenuto): 

a) l’umanità e la cittadinanza grazie Dio non si equivalgono, e non è la seconda a garantire la prima;
b) i diritti sociali, di istruzione, alla salute sono già giustamente tutelati; la cittadinanza garantirebbe solo quelli politici (eleggere ed essere eletti), ma mi chiedo di cosa se ne facciano i minori;
c) la cittadinanza è un qualcosa di molto laico che segue la storia e la geografia di un Paese, e quindi non è assolutamente detto che sia più giusto lo ius soli rispetto allo ius sanguinis, ma conta se un Paese è stato un impero e ha avuto un passato colonialista o se è nato da movimenti migratori (vedi gli USA), conta la sua collocazione geografica, ecc ecc;
d) l’Italia si gioca insieme alla Germania il primato della nazione Ue che concede più cittadinanze ogni anno (ultimo anno per l’Eurostat: Berlino 132mila e Roma 127mila), segno che la nostra legge non è malaccio, né tanto meno xenofoba;
e) della nostra normativa (che come tutte è sempre modificabile e migliorabile) apprezzo l’idea che un minore non è una monade, ma è riconosciuto il legame con il suo nucleo familiare, motivo per cui la sua cittadinanza segue quella dei genitori e al 18esimo anno di età è libero di scegliere da sé;
f) il vero problema non è la cittadinanza in sé, quanto tempi e lungaggini della burocrazia. Tuttavia questo è un problema atavico italiano che applica tristemente in negativo l’articolo 3 della Costituzione, facendoci tutti uguali e non distinguendo tra chi cittadino già lo è e chi vorrebbe diventarlo;
g) personalmente non sono ostile allo ius scholae, ma non lo facciamo noi con una mozione presentata ogni due minuti in Consiglio comunale sull’onda dell’emozione: lo fa il legislatore nella sua piena e libera sovranità ricollocando il diritto nell’ambito che gli spetta, cioè quello della ragione. Il che presuppone anche che sempre nella sua libera sovranità non lo faccia. E per le ragioni di cui sopra non saremmo un paese “disumano”.

Matteo Forte

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