Liberare il 25 Aprile
Come sempre per me, dal 2004 ad oggi, un 25 Aprile come festa della libertà. Ho sfilato verso piazza Duomo insieme agli amici della Brigata ebraica (i cui soldati furono i primi tra gli alleati ad entrare a Milano), indossando il fazzoletto verde degli osovani. Accanto a noi esuli cubani, giovani ucraini scappati dalla guerra, iraniani e soprattutto ragazze iraniane che contestavano il regime degli ayatollah.
Proprio oggi, dalle colonne de il Corriere della sera, il Presidente Giorgia Meloni ha omaggiato la patriota Paola Del Din, una donna straordinaria che dopo l’uccisione del fratello Renato per mano nazista si implicò nella lotta di Liberazione sul confine orientale all’interno delle formazioni Osoppo. Purtroppo la vicenda degli osovani è sempre stata dimenticata, perché questi non vollero mai essere combattenti per conto di un partito (e per questo preferivano l’appellativo “patrioti”); ma soprattutto i “fazzoletti verdi” rifiutarono di confluire sotto il comando unificato con le formazioni Garibaldi (legate al Pci e con questo ai comunisti sloveni) per poter contrastare liberamente le mire espansionistiche del maresciallo Tito (per le quali dal ’43 in poi in Istria e Dalmazia si verificò l’eccidio delle Foibe, per intenderci). A motivo della loro ostinazione anche all’interno della stessa Resistenza pagarono con il sangue, quando a Porzûs un gruppo di gappisti (gruppi armati proletari) uccise tra gli altri Francesco De Gregori (zio del noto cantante) e Guido Pasolini (fratello di Pier Paolo).
Con la sua lettera, il Capo del governo ha ricordato quanto “da anni [...] i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo” e riconosciuto inequivocabilmente che “il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato“. Tuttavia il trattamento riservato negli anni alla stessa memoria delle Formazioni Osoppo, o a quella della Brigata ebraica, testimoniano quanto una certa concezione settaria dell’antifascimo continui ad usare “la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa, come ha insegnato Augusto Del Noce, che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto”. La vicenda delle Osoppo e della Brigata ebraica, non a caso entrambe ricordate da Meloni, rendono ancora più evidente oggi quanto sia ancora necessario liberare il 25 Aprile.