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Sulla Galleria Vittorio Emanuele, come giustamente ha scritto oggi qualche giornale, si è messa una pezza. Ieri i tecnici del Comune hanno posizionato una rete in fibra di vetro (a maglia fine) all’altezza del civico 21, sul cassone che sormonta il Camparino e la gioielleria Currado. Tutto a seguito dell’allarme lanciato da un turista il 20 agosto scorso. La soluzione adottata è meglio di niente, ma forse occorre immaginarsi qualcosa di completamente nuovo vista la scarsità di risorse pubbliche. Anche pensare di aumentare gli affitti dei negozi in Galleria per creare un fondo dedicato agli interventi di restauro e manutenzione non sembra offrire una soluzione lungimirante, specie se – come dicono gli esperti – sono necessari 2 milioni di euro l’anno.

Allora meglio puntare su nuove forme di partenariato, anche in vista di Expo e del necessario recupero di altri edifici e simboli della città e della nostra storia. L’assessore Rozza è persona ragionevole e non prevenuta. Valuti con i suoi uffici l’ipotesi di modificare il nostro Regolamento per l’alienazione degli immobili di proprietà dell’Amministrazione, introducendo la possibilità per i privati di acquistare o prendere in affitto aree o edifici d’interesse storico e artistico ad un prezzo simbolico, per esempio di un euro. Il cessionario, da parte sua, sarà tenuto a farsi carico dei lavori edili in tempi certi e di osservare le indicazioni progettuali stabilite dal Comune.

La Galleria potrebbe fare da apripista in questo senso. Se la sperimentazione funziona, poi, si può estendere questo metodo ad altre strutture storico-architettoniche. Del resto si tratterebbe di importare a Milano una buona pratica già in atto in altre parti d’Italia (come a Salemi, in provincia di Trapani). E di un modo per stimolare i privati che, così, non sarebbero solo chiamati a “versare” al pubblico, ma potrebbero cogliere una grande opportunità anche per sé stessi e la propria attività.

Matteo Forte

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