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cristiani-perseguitati-lombardiaCosa c’entra una veglia silenziosa per i cristiani perseguitati a Milano, all’indomani dell’apertura ufficiale di Expo 2015, il grande evento universale che per la prima volta riunisce i paesi del mondo sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”? Scriveva Agostino nelle sue Confessioni: “In verità nutre l’anima solo ciò che la rallegra“. Ha commentato così questa frase il Cardinale Angelo Scola: “Diventa perciò evidente, a questo punto, che l’appagamento dei bisogni implica l’apertura ad una prospettiva di compimento integrale dell’esistenza, che non può essere affrontata con una misura puramente quantitativa” (Cosa nutre la vita?, Centro ambrosiano, Milano, 2013, p. 60).

Accendere le luci, simbolicamente attraverso una fiaccolata silenziosa, su una tragedia come quella dei cristiani perseguitati nel mondo significa proprio oggi, a Milano, all’indomani dell’inaugurazione di Expo, rilanciare il tema scelto per l’esposizione universale, sottolineando che la fame, il bisogno dell’uomo, è per un compimento integrale dell’esistenza. La dimensione religiosa è coesistenziale alla natura di ogni persona ed esprime quella “fame di senso” che la violenza fondamentalista intende sopprimere. Finendo, però, col sopprimere l’uomo stesso. Parimenti l’indifferenza dell’Occidente e di certa cultura europea, se non addirittura la vergogna nei confronti della fede cristiana, è complice di quella violenza fondamentalista che cerca di estirpare dalla storia di intere nazioni comunità millenarie.

Con la veglia di ieri sera, a cui ho preso parte anche a nome del Comune di Milano, si è espressa vicinanza “ai mariti del nostro tempo”, come li ha definiti Papa Francesco nel suo messaggio letto per l’occasione da Mons. Bressan. La testimonianza di Paul Bhatti, già ministro per le minoranze del Pakistan e fratello di Shahbaz, ucciso a Islamabad il 2 marzo 2011, ha affermato che la solidarietà verso i cristiani perseguitati non è la difesa ostinata di una parte. Difendere la libertà religiosa “di tanti fratelli perseguitati a causa del Suo nome”, come ha ricordato sempre il Pontefice nel suo messaggio, coincide con il difendere la possibilità di un senso e di un compimento per l’esistenza che nutre la vita delle persone e dei popoli

Matteo Forte

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