La Giunta si metterà al lavoro per “limare” per quanto possibile le voci di spesa, ma gli spazi d’intervento sono stretti: si riuscirà a recuperare le risorse per ridurre l’Imu a chi affitta a prezzo calmierato ma forse non a fare sconti a botteghe e negozi di vicinato. Sono le indicazioni giunte dalla riunione fra l’amministrazione e la sua maggioranza che si è svolta lunedì sera a palazzo Marino. Due ore di confronto nel quale la giunta ha confermato che il bilancio non si può modificare e che gli interventi possono essere marginali.
A fornte di ciò è giusto che i cittadini siano tenuti al corrente di quanto segue: nel bilancio di previsione predisposto dalla maggioranza le spese correnti di Palazzo Marino salgono da 2,398 miliardi di euro del 2011 a 2, 614 e le tasse che i cittadini dovrenno sborsare raggiungeranno 1,24 miliardi. Il paradigma amministrativo della sinistra è sempre il solito: aumentare le tasse per aumentare la spesa pubblica. E magari tenersi dei soldi per una politica clientelare che premi realtà e soggetti collaterali alla Giunta. Insomma l’esatto contrario di quel che il momento di crisi attuale richiede. Lo ha affermato anche il Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, quando ieri ha presentato alla Camera il Rapporto 2012 sul Coordinamento della finanza pubblica: «l’opzione di fondo da perseguire non può non essere quella di una consistente riduzione della spesa corrente – sia primaria che per interessi sul debito. Riduzione della spesa primaria da ottenersi attraverso la reingegnerizzazione dei processi amministrativi, il ridisegno organizzativo delle amministrazioni pubbliche e la ridelimitazione dei confini del pubblico, ma anche innovando nelle modalità di erogazione dei servizi amministrativi, prevedendone – quando economicamente giustificata e tecnicamente fattibile – una gestione autonoma ed autofinanziata». Ed ha aggiunto un altro tema, di cui nella politica economica e di sviluppo di Palazzo Marino non si trova traccia: «la dismissione di quote importanti del patrimonio mobiliare ed immobiliare in mano pubblica. Nelle recenti occasioni di confronto con il Parlamento, la Corte ha più volte sottolineato l’urgenza di soluzioni operative su un fronte, come quello delle dismissioni, finora carente nell’identificare dimensioni, condizioni e responsabilità realizzative».
Ad un anno di distanza il vento nuovo di Pasapia sembra aver solo alzato la polvere da un vecchio modo di fare politica.