
La scelta politica, perché di questo si tratta, di non assegnare aree pubbliche a realtà ideologicamente contigue alla Fratellanza musulmana, fuorilegge nella maggior parte dei paesi arabi, ce la prenderemo in Consiglio comunale. I cittadini possono stare tranquilli. Milano non sarà da meno rispetto a Francia e Inghilterra che, dopo Charlie Hebdo, hanno dato un giro di vite proprio alle moschee delle associazioni che gravitano intorno a quel network fondamentalista, che costituisce il brodo di coltura del terrorismo islamico. Anche perché il Consiglio comunale, nonostante l’intenzione iniziale contraria della Giunta, a dicembre ha già dato indicazioni e criteri precisi rispetto al bando e alla assegnazione delle aree votando il mio Odg. In un secondo momento lo stesso Majorino prese un impegno in aula dichiarandosi disposto a ripulire l’albo comunale da associazioni islamiche presenti nelle black list di governi stranieri. Oggi ci ritroviamo in uno scenario completamente opposto a quelle premesse: una realtà, quella di via Padova che fa capo al moderato Asfa Mahmoud, invece di essere premiata per la sua nota correttezza ed il suo longevo dialogo con le istituzioni viene surclassata da un’altra associazione affiliata al Caim; sempre di quest’ultima è anche il progetto primo in graduatoria per l’ex Palasharp, che vede coinvolta proprio l’associazione turca fondamentalista Milli Gorus, già nella lista nera del governo tedesco.
È del tutto evidente che se c’è qualcuno che alimenta tensioni e scontri sia all’interno delle comunità di musulmani milanesi, sia all’esterno nei confronti del mondo musulmano, è proprio Majorino che sta decidendo di giocare la sua campagna elettorale per le primarie del Pd sulla pelle delle minoranze integrate e su quella dei cittadini residenti intorno alle aree interessate al bando. La sua mossa disperata di passare la patata bollente a Prefettura e Consiglio comunale è solo un’operazione di sciacallaggio politico, di chi vuole condurre la campagna elettorale sui temi della tolleranza e del dialogo, avendo però fino all’ultimo legittimato chi nel pensiero e nelle opere incarna valori profondamente contrari a danno di tutte le altre presenze religiose.