PENSIERO FORTE

Stato e società

Il processo di globalizzazione ha aumentato l’insofferenza verso l’uniformismo indifferente alle istanze di persone, comunità e territori.

Lo spostamento di sistemi produttivi da un continente all’altro, la conseguente ridistribuzione di ricchezza, l’interconnessione dei sistemi bancari, che può trasformare dissesti finanziari in settori privati in default di stati sovrani, hanno risvegliato da un’illusione: quella secondo cui la storia è finita con il crollo del muro di Berlino e il mondo non è che lo spazio di dilatazione di un unico modello omologante. Se ne stagliano, anzi, di alternativi, come le teocrazie islamiche e quello autoritario cinese.

Stato e società: sfide e opportunità

La Caritas in Veritate di Benedetto XVI ha ricordato proprio come «talvolta nei riguardi della globalizzazione si notano atteggiamenti fatalistici, come se le dinamiche in atto fossero prodotte da anonime forze impersonali e da strutture indipendenti dalla volontà umana» (n. 42).

La pluralità delle istituzioni, resa possibile anche dalla loro articolazione locale e territoriale, e degli attori pubblici, privati profit e non profit è una delle vie principali perché il fenomeno che ha caratterizzato l’inizio del XXI secolo sia invece orientato e governato in senso personalista e comunitario, evitando l’omologazione a modelli economici imposti dall’alto che finiscono poi per uniformare anche il pensiero e la cultura.

La mia proposta

La devoluzione di poteri ai singoli territori, insieme al coinvolgimento della business community e della società organizzata nella programmazione di politiche ed erogazione di servizi, può essere, invece, proprio l’esaltazione di una “biodiversità”, da intendersi come l’insieme dato dal «valore delle cose, il loro significato per le persone e le culture, gli interessi e le necessità dei poveri» (Francesco, Laudato si’, n. 190).