CATEGORIE NEWS

Nino Di Matteo cittadino onorario di Milano

25974559180_5e383ecd90_cUn abbraccio con Salvatore Borsellino e un applauso con le “Agende Rosse” alzate. Così in una sala Alessi più che controllata dalle forze dell’ordine è cominciata, a palazzo Marino, la cerimonia ufficiale per il conferimento della cittadinanza onoraria ad Antonino Di Matteo. Con l’iniziativa di lunedì 4 aprile, alla presenza del sostituto procuratore a Palermo che si è distinto nelle inchieste antimafia, a Milano con la moglie e la figlia, il Comune ha tradotto in atto la delibera approvata dal consiglio comunale lo scorso 15 febbraio su richiesta di diverse associazioni impegnate sul fronte dell’antimafia. Alla cerimonia, il vicesindaco Francesca Balzani, il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo, il presidente della commissione Antimafia David Gentili, l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, la presidente della commissione Pari opportunità Anita Sonego e il consigliere del Polo dei Milanesi Matteo Forte in rappresentanza di maggioranza e opposizione, insieme con diversi consiglieri e diversi rappresentanti del Movimento 5 Stelle fra cui il candidato sindaco Gianluca Corrado e l’ex candidata Patrizia Bedori. 

Matteo Forte si è detto onorato di partecipare a questo momento, di cui ha sottolineato l’istituzionalità. “Per me bastavano gli interventi dei presidenti Rizzo e Gentili, benché esponenti di partiti di maggioranza, perché questo conferimento è della città di Milano e non di una parte” ha detto il consigliere di minoranza. “Per quel che mi riguarda rivendico il diritto alla critica intellettuale dell’operato del pm Nino Di Matteo, dentro il perimetro del confronto democratico in uno stato di diritto. Ma quando un boss come Riina, intercettato durante l’ora d’aria in un carcere milanese – quale quello di Opera -, si rivolge ad un altro bosso della Sacra corona unita per minacciare pesantemente la persona e il giudice Di Matteo, io non ho dubbi: le istituzioni devono fare quadrato attorno ai propri uomini“. Ha concluso Forte: “Quando le istituzioni hanno lasciato soli i propri servitori si sono aperte ferite laceranti nella storia e nella convivenza civile del nostro Paese”.

Condividi articolo:

Potrebbe interessarti anche: