Oggi è accaduto un fatto molto importante: ben due assessori (Majorino e Tajani) si sono presentati in Consiglio per spiegare l’apertura del Fondo anticrisi alle coppie omosessuali. Il fatto rilevante è che i due assessori hanno dovuto spiegarlo innanzitutto alla propria maggioranza. E si capisce anche perché.
Al Fondo arancione mancano due gambe per camminare: quella della politica e quella del diritto. Per quanto riguarda la politica hanno già parlato autorevoli esponenti del Pd parlando di “fuga in avanti” della giunta che, di fatto, impedisce sul tema una sintesi politica che nasca dal Consiglio comunale (così com’era nelle intenzioni del partito di maggioranza relativa a Palazzo Marino). Lo sbandierato “dialogo” e la famigerata “condivisione”, con cui Pisapia aveva aperto il suo mandato, si arenano nella fregola demagogica di chi, a tutti i costi, deve rispondere alle lobbies che lo ha portato in palmo di mano alla vittoria.
Per quanto riguarda il diritto siamo di fronte ad un ingiustificato trattamento uniforme di situazioni non omogenee. E ciò in barba all’articolo 31 della Costituzione che prevede di agevolare con misure economiche la famiglia, e in particolare quella numerosa. Chissà quanti soggetti con più figli, in difficoltà nell’adempiere ai propri compiti di genitori a causa della crisi, vengono esclusi dal sostegno economico del Comune. È evidente che una coppia di conviventi dello stesso sesso, che rientra nella soglia Isee inferiore ai 25mila euro, non ha le difficoltà economiche di una famiglia con figli e anziani a carico che quella soglia la supera. E in un Paese come l’Italia, in cui il numero di nascite è ogni anno di circa 150mila unità in meno di quante garantirebbero almeno una stazionarietà demografica, la politica della giunta Pisapia risulta davvero poco lungimirante, oltre che ingiusta nei confronti di quanti, nonostante tutto, mettono al mondo nuovi figli.