Continua la serie della vendita di quote “Sea”, che vede indissolubilmente legati il Fondo F2i, il Comune e la Provincia di Milano. Dopo il fallimento di Pisapia per la mancata quotazione in Borsa della società aeroportuale, arriva l’acquisto da parte del Fondo di Vito Gamberale delle quote messe all’asta dalla Provincia. F2i, con il suo 44,3% delle azioni controllate, sta con il fiato sul collo dietro a Palazzo Marino, che ne detiene ancora il 54,8. Di seguito un corsivo de Il Foglio apparso quest’oggi sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara.
Ci sono privatizzazioni di fatto (all’estero) e “privatizzazioni di stato” (in Italia). Nel settore aeroportuale e non solo, come insegna l’acquisto di Snam rete gas da parte della Cassa depositi e prestiti, società a maggioranza pubblica, ceduta da Eni, campione di stato del settore petrolifero. Operazione criticata a suo tempo da economisti come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi perché considerata “una nazionalizzazione”, scrivevano sul Corriere della Sera. Al contrario, nei giorni scorsi, per rispettare l’impegno preso con la Troika, il Portogallo ha venduto gli aeroporti gestiti da Ana, società finita ai francesi di Vinci, big europeo delle infrastrutture. “Questa operazione dimostra la nostra capacità di attrarre investimenti europei”, ha detto il responsabile del Tesoro lusitano, Maria Luìs Albuquerque, fregandosi le mani per i 3,08 miliardi di euro incassati.
In Italia invece è il pubblico, seppure in partnership con investimenti privati, che spende. Con “un’operazione di sistema”, come l’ha definita Vito Gamberale, il fondo F2i da lui amministrato ha comprato dalla provincia di Milano il 14,5 per cento di Sea, società che gestisce gli scali di Malpensa e Linate, arrivando a controllarne il 44,3 per cento. Per questo, dicono i maligni, Gamberale e le banche advisor (Intesa e Unicredit sono azioniste di F2i) hanno lasciato naufragare la quotazione in Borsa, progetto che sarà “certamente possibile” in futuro, ha detto il presidente di F2i Ettore Gotti Tedeschi cercando di smorzare gli attriti, non ancora sopiti, con l’amministrazione di Giuliano Pisapia. Ora F2i, a partecipazione statale, è il secondo azionista di Sea dietro al comune di Milano che detiene il 54,8 per cento delle quote. Ma potrebbe non fermarsi, salendo ulteriormente nella proprietà e superando il 50 per cento (Gotti Tedeschi l’ha anticipato) e certamente cercherà l’espansione su altri scali: controlla quello di Napoli, l’acquisizione di Torino Caselle è in fieri e punta anche su Genova, Bologna, Verona e Cagliari.
Avere una regia unica in un settore come questo può certamente essere un fattore positivo, anche se molto dipenderà dalla gestione: in Gran Bretagna per una concentrazione geografica che penalizzava i viaggiatori l’Antitrust ha costretto l’operatore Baa a vendere alcuni scali contingui. Avere (o meglio praticare) un’unica strategia di “privatizzazioni di stato” che non attira nuovi investimenti reali, è assai meno positivo.