CATEGORIE NEWS

A2A: perché volevamo aiutare le imprese

A2A è il secondo gruppo italiano per produzione energetica, e rappresenta per Milano un asset strategico ed una fonte di servizi al cittadino. Vendere così repentinamente il 5 % delle azioni possedute insieme al comune di Brescia, altro socio, al solo ed unico scopo di raggranellare decine di milioni di euro da mettere in cassa e da sfruttare unicamente per politiche di spesa da parte della giunta arancione, non ci convince e ci vede contrari. Correr dietro a soluzioni di altri, dimostra incapacità amministrativa e progettuale, compier scelte in base a necessità momentanee e privi di una visione complessiva sul comparto delle società partecipate non è certo nell’interesse dei cittadini milanesi. È questa la posizione di fondo che abbiamo tenuto in aula consiliare come gruppo Nuovo Centrodestra durante la discussione della delibera che prevedeva il cambio di governance e la cessione del 5% delle quote di A2A.
È bene precisare – ho spiegato più volte prendendo la parola – che non siamo contrari per principio alla vendita di quote di aziende partecipate, purché ciò avvenga all’interno di una strategia più ampia che renda ragionevole la scelta di mantenere il controllo pubblico di questo colosso energetico. Abbiamo presentato, quindi, un ordine del giorno affinché il consiglio comunale desse ai nostri rappresentanti in A2A un indirizzo politico chiaro ed inequivocabile: reinvestire all’interno i proventi della vendita delle quote per colmare quel gap per cui le aziende italiane son costrette a pagare l’energia il 30% in più rispetto ai loro competitor europei. Ad oggi la provincia di Milano è in cima alla brutta classifica nazionale che vede i nostri imprenditori colmare un ampio divario di costi aggiuntivi, pari a oltre 500 milioni di euro solo nel nostro territorio. La nostra proposta avrebbe potuto tradursi concretamente in uno sconto in bolletta per famiglie e piccole e medie imprese, sulla scia di quanto approvato dal Consiglio dei Ministri con il piano “Destinazione Italia”, che prevede 600 milioni di risparmi per l’energia.
Non si comprende perché se il governo mette a disposizione della diminuzione delle bollette risparmi dalla mancata realizzazione di alcuni stoccaggi di gas già previsti, il Comune di Milano, che insieme a quello di Brescia rimane socio di maggioranza del secondo gruppo italiano, non possa concorrere in questa azione impiegando a favore del nostro territorio gli oltre 65 milioni eventualmente guadagnati. Si è compiuto un altro tipo di scelta: reinvestire in opere pubbliche, anche con l’assenso degli altri gruppi d’opposizione. Non che sia sbagliato, ma è un’altra scelta. Noi avremmo preferito investire in competitività e crescita del nostro tessuto industriale.

Condividi articolo:

Potrebbe interessarti anche: