
È bene precisare – ho spiegato più volte prendendo la parola – che non siamo contrari per principio alla vendita di quote di aziende partecipate, purché ciò avvenga all’interno di una strategia più ampia che renda ragionevole la scelta di mantenere il controllo pubblico di questo colosso energetico. Abbiamo presentato, quindi, un ordine del giorno affinché il consiglio comunale desse ai nostri rappresentanti in A2A un indirizzo politico chiaro ed inequivocabile: reinvestire all’interno i proventi della vendita delle quote per colmare quel gap per cui le aziende italiane son costrette a pagare l’energia il 30% in più rispetto ai loro competitor europei. Ad oggi la provincia di Milano è in cima alla brutta classifica nazionale che vede i nostri imprenditori colmare un ampio divario di costi aggiuntivi, pari a oltre 500 milioni di euro solo nel nostro territorio. La nostra proposta avrebbe potuto tradursi concretamente in uno sconto in bolletta per famiglie e piccole e medie imprese, sulla scia di quanto approvato dal Consiglio dei Ministri con il piano “Destinazione Italia”, che prevede 600 milioni di risparmi per l’energia.
Non si comprende perché se il governo mette a disposizione della diminuzione delle bollette risparmi dalla mancata realizzazione di alcuni stoccaggi di gas già previsti, il Comune di Milano, che insieme a quello di Brescia rimane socio di maggioranza del secondo gruppo italiano, non possa concorrere in questa azione impiegando a favore del nostro territorio gli oltre 65 milioni eventualmente guadagnati. Si è compiuto un altro tipo di scelta: reinvestire in opere pubbliche, anche con l’assenso degli altri gruppi d’opposizione. Non che sia sbagliato, ma è un’altra scelta. Noi avremmo preferito investire in competitività e crescita del nostro tessuto industriale.