In tempi di aumenti di tasse e tariffe ricevo una mail al vetriolo da parte di “lavoratori e cittadini indignati”. Non è rivolta esclusivamente a me, perché si tratta di una “Lettera aperta al Consiglio Comunale di Milano”. In lista ci siamo proprio tutti. Maggioranza e opposizione. Il tema è ATM. Ormai noi milanesi lo conosciamo bene. Da quando siamo tornati dalle vacanze il biglietto è aumentato del 50%. La Giunta non ci ha ancora spiegato a cosa è finalizzato. Ad ogni modo l’aumento è stato genericamente giustificato con la crisi che stiamo attraversando e dall’ormai mitico buco di bilancio che la Moratti avrebbe lasciato al Comune.
Tornando alla mail dei lavoratori e dei cittadini indignati, il succo della loro provocazione è il seguente: «quando si parla di privilegi e di caste… si dimentica la più grossa e vergognosa casta che è presente in ATM, la casta sindacale!». La mail prosegue elencando 20 distaccati per l’attività di una sola sigla sindacale: «20 persone sono i dipendenti di una media azienda, invece ATM le paga per fare attività sindacale e questi distacchi sindacali retribuiti hanno un costo per ATM quantificabile in circa 900.000 euro». A questa cifra dovrebbero aggiungersi i costi dei distacchi degli altri sindacati interni all’azienda. Conclude un po’ demagogicamente la mail: «Per esempio con i 900.000 euro che ATM paga… quanti abbonamenti gratis ATM potrebbe assegnare a persone e pensionati meno abbienti?».
Al di là di cifre e numeri che sarebbero tutti da verificare, e al di là dei nominativi e delle singole sigle sindacali che godono dei benefici concessi dalla normativa nazionale, la mail ricevuta pone un problema molto serio: in tempi di vacche magre ha ancora senso vivere al di sopra delle proprie possibilità e garantire sacche di privilegio ad alcune categorie?