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Città Metropolitana: appello a liberali e popolari

Di seguito un appello in vista delle elezioni di secondo livello per la Conferenza statutaria della Città Metropolitana, previste per il prossimo 28 settembre. Il testo è condiviso insieme ai colleghi consiglieri Manfredi Palmeri (ex candidato sindaco di Nuovo Polo per Milano) e Marcovalerio Bove (capogruppo di Ncd).

Palazzo Isimbardi, sede della futura Città Metropolitana [Foto Adnkronos]Non lo sanno in molti. Quasi nemmeno gli addetti ai lavori. Eppure il prossimo 10 settembre nei consigli comunali delle città della provincia si presenteranno le liste per eleggere i 24 consiglieri che andranno a scrivere entro fine anno lo Statuto della Città metropolitana. Stiamo parlando di un nuovo livello di governo, a cui saranno affidate importanti competenze tra cui la mobilità, l’urbanistica, la promozione dello sviluppo economico e servizi di welfare. E stiamo parlando di un territorio in cui vive oltre 1/3 della popolazione lombarda, 1 milione e 500 mila famiglie e operano circa 300 mila imprese.

Se a ciò si aggiunge che storicamente Milano, specie da un punto di vista politico, ha sempre fatto opinione rispetto al resto del Paese, è chiaro che l’appuntamento è importantissimo per chi costituisce un’alternativa alla sinistra. Specie a quella sinistra che, con Pisapia, esprimerà il sindaco metropolitano e già oggi – a due anni dalla scadenza per il rinnovo della giunta di Palazzo Marino – esprime il vecchio paradigma amministrativo del “tassa e spendi”. Il bilancio di previsione in discussione nelle prossime settimane è infatti l’ennesima conferma della logora ricetta socialista: le entrate tributarie aumentano di quasi 180 milioni e la spesa corrente segna +14%. Da qui il grido d’allarme del secondo rapporto sulla fiscalità locale di Assolombarda, che nell’anno passato ha calcolato nell’area milanese un aumento del 13% di tasse: «il carico impositivo fiscale, sia a livello nazionale sia a livello locale, ha raggiunto picchi e forme che frenano lo sviluppo delle imprese e spesso ne compromettono la stessa sopravvivenza. Una decisa inversione di tendenza va promossa in modo forte».

L’appuntamento elettorale di settembre, sebbene di secondo livello e non coinvolga direttamente i cittadini, è l’occasione per riaggregare quanti si riconoscono in una proposta politica liberale e popolare, che vuole ridurre il perimetro di intervento del pubblico per usare la leva fiscale in favore di chi crea lavoro, ricchezza e genera figli. È l’occasione per ricomporre quanti appartengono ad una cultura che riconosce e rispetta gli organismi naturali che vengono prima delle istituzioni (la famiglia, le imprese, le comunità) e incoraggia le iniziative private, sia del singolo che delle «formazioni sociali ove si svolge la sua personalità» (art. 2 della Costituzione). Non si tratta, quindi, di riproporre vecchie alchimie o armate brancaleone, con cui in passato si è messo insieme tutto e il contrario di tutto. Bensì di convergere su contenuti qualificanti e rinnovare una proposta di cui si sente il bisogno per essere all’altezza delle nuove sfide.

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