
L’intento di chi vorrebbe distribuire il libro dei pinguini gay negli asili comunali merita un altro tipo di dibattito, perché svela una concezione dell’educazione come la trasmissione di valori e stili di vita che richiamano sempre ad un modello antropologico e ad una storia. L’educazione, insomma, non é mai neutrale. Questo é quello che sostengono quanti, come me, da anni si battono per la libertà di educare e contro il monopolio dello Stato nella scuola, tenacemente difeso dalla sinistra più oltanzista.
Un bambino non è una scatola vuota dentro cui infilare qualunque tipo di nozione, ma un soggetto personale che nasce dentro una famiglia, un contesto ed una tradizione. Libertà di educazione vuol dire proprio riconoscere quel contesto e quella tradizione come degni di incidere nella sfera pubblica, non confinandoli solo in quella privata. Se viene riconosciuto questo principio si verifica una pluralità di offerte pedagogiche virtuosa. E da questo punto di vista, come diceva un intellettuale non sospetto di clericalismo come Gramsci, chi avrà più filo tesserà più tela. Invece oggi siamo di fronte ad una sinistra che osteggia la libertà delle famiglie di scegliere il tipo di educazione per i propri figli e impone a tutti un unico modello pedagogico.