CATEGORIE NEWS

Cosa vuol dire ricominciare dalle periferie

DSC_0225Giorgio Cavalli, insegnante del liceo scientifico Cardano, mi ha inviato il resoconto dell’incontro a cui ho partecipato con Eugenio Dell’Orto, consigliere di zona 8, Lorenzo Vidino, ricercatore e docente dell’Ispi, Stefano Dambruoso, deputato e già magistrato antiterrorismo, e Maryan Ismail della comunità somala di Milano. L’incontro si è svolto giovedì 17 settembre presso il Pime di Milano ed hanno partecipato circa 150 abitanti di Qt8 e Lampugnano, interessati alla possibile costruzione di una moschea nell’area dell’ex Palasharp.

Bellissimo il convegno del 17 settembre, al Pime in via Mosè Bianchi, dal titolo: “Il minareto e la madonnina”. Lo spunto era la disputa in corso tra comitati di quartiere di QT8, consiglio di zona e giunta comunale circa la costruzione di una mega-moschea di 5000 metri quadri nell’area dell’attuale Palasharp, un’area che inizialmente era parte integrante del parco del Monte Stella. Il consigliere di zona Eugenio dell’Orto ha illustrato il contesto e i precedenti del problema, che non è innanzitutto (ma anche) di caratere tecnico-urbanistico. Come hanno ribadito gli interventi successivi, con forte capacità di approfondimento culturale e politico, qui è in gioco il significato stesso della libertà religiosa, non solo in rapporto alla sicurezza, ma in rapporto ad una vera integrazione della vasta e variegata popolazione musulmana di Milano (350.000 nell’area milanese e hinterland), che non può essere assimilata, né vuole essere rappresentata da minoranze economicamente ben finanziate di associazioni non terroristiche ma certamente non democratiche e non rispettose della donna, come bene ha dimostrato l’intervento sintetico ma documentatissimo del prof. Lorenzo Vidino (ISPI). È stato soprattutto merito del consigliere comunale Matteo Forte avere costruito negli anni rapporti di amicizia trasversali rispetto ai partiti e alle religioni e di approfondimento sulla multiculturalità e sull’integrazione, e il convegno di ieri è frutto maturo di questo lavoro umile e quotidiano. Al tavolo c’erano i rappresentanti di partiti di governo della città e di opposizione, e un parlamentare, come Stefano Dambruoso, ex magistrato esperto di terrorismo islamista, concordi però sul primato della dignità della persona e della verità dei fatti rispetto agli schieramenti precostituiti. Una vera bomba è stato l’intervento di Maryan Ismail, rappresentante della comunità somala di Milano ed esponente del partito democratico, portatrice di un’intensa storia di integrazione, che ha raccontato come l’assessore Majorino e la Giunta Pisapia abbiano preferito come interlocutori istituzionali e oggettivamente favorito l’assegnazione della moschea ad associazioni più forti sul piano economico e di orientamento fondamentalista piuttosto che ai musulmani che come lei lavorano sul campo del dialogo e dell’integrazione  da molti anni. Il fatto veramente nuovo è che a un convegno che avrebbe potuto risolversi in modo mediatico nella dialettica “moschea si/moschea no” si sono invece incontrate persone diverse per politica e cultura ma unite da una comune sensibilità. Come ha detto una madre intervenuta: “di fronte al rischio che i giovani musulmani possano trovare in una grande moschea accentrata (perché invece non pensare a piccole moschee locali e diffuse secondo i bisogni veri dei credenti musulmani?) il luogo di un indottrinamento piuttosto che di un’educazione autenticamente religiosa, mi sono messa nei panni di una madre musulmana”. Non è stata, quella di ieri sera, solo un’assemblea di natura politica, o meglio lo è stata nel senso più nobile, di cura per la “polis”. Abbiamo tutti nostalgia di una politica così, capace di rimettere insieme in comune ascolto persone che hanno qualcosa da dire e da costruire nel reciproco riconoscimento delle differenze.

Una bella occasione, quella dell’altra sera, che chiede una continuità soprattutto nel metodo: non è più il tempo della politica per partito preso e calata dall’alto – di questa politica la gente è stanca e delusa -, ma è ora di ricominciare dal basso, in un tempo in cui i poteri forti d’Europa (che siano di destra o di sinistra non importa) stanno ovunque scippando ai popoli la libera partecipazione ai processi decisionali.

Condividi articolo:

Potrebbe interessarti anche: