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Si ricordi il Giorno del Ricordo

La ricorrenza del 10 febbraio richiama volutamente il Trattato di Parigi del 1947, in cui i vincitori della Seconda guerra mondiale (tra i quali l’Unione Sovietica e la Jugoslavia comunista di Tito) imposero all’Italia la cessione della città di Fiume, del territorio di Zara, del Carso triestino e goriziano e la creazione del Territorio libero di Trieste, a garanzia del Porto internazionale e del libero scambio di merci. Si trattò di un pesante tributo pagato da centinaia di migliaia di italiani per i quali, come ha scritto Enzo Bettiza, «l’inferno iniziò con lo scoppio della pace»

Quelle drammetiche vicende mostrano proprio il paradosso evidenziato da Bettiza, ovvero il prolungamento di un odioso conflitto dietro proclami di giustizia e in tempo di pace. È noto, infatti, che le truppe del Maresciallo Tito avviarono già all’indomani dell’8 settembre 1943 una politica di epurazione nei confronti degli italiani che si trovavano sul confine orientale, culminata nel maggio del 1945. Cittadini di nazionalità italiana furono gettati nelle foibe e internati nei campi di concentramento titini, secondo la folle equazione per cui un italiano era per forza un fascista. A guerra finita vecchi risentimenti nazionali si mischiarono ad altri di natura ideologica, in nome di una presunta giustizia da ristabilire. Circa 10 mila italiani, senza distinzione alcuna di età, sesso, partito e religione, furono così sacrificati sull’altare di una pace che aveva più che altro i tratti di un preciso interesse geopolitico da parte dei paesi a conduzione comunista. Oltre alle morti innocenti, infatti, il risultato di quel disegno fu l’esilio coatto di 350 mila profughi. Questa triste realtà storica ha fatto coraggiosamente dire al Presidente Napolitano che «Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”» (10 febbraio 2007).

Nelle vicende dei nostri connazionali d’Istria e della Dalmazia sono condensati tutti gli elementi del Novecento: dal nazionalismo alle ideologie  totalitarie, dalla guerra alla pulizia etnica. E allora si capisce il dovere di non dimenticare e non far cadere nell’oblio una pagina della storia non solo italiana, ma anche europea, che colpevolmente è stata taciuta per troppi decenni. Ed è stata taciuta per una convergenza di interessi che vanno individuati nelle logiche che hanno portato alla Guerra Fredda e, infondo, ancora una volta nei tratti caratteristici del secolo scorso.

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