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Suicidio assistito, il Tar sta con la Lombardia

Respinto il ricorso di Cappato: la pregiudiziale posta dalla Regione è legittima.

 

di Patrizia Floder Reitter, su La Verità del 31 ottobre 2025.

 

Il Tar della Lombardia ha confermato che era fondata la questione pregiudiziale di illegittimità costituzionale a discutere di fine vita, sollevata dal centrodestra in Consiglio regionale lo scorso 19 novembre. Il tribunale amministrativo ha infatti dichiarato inammissibile, per difetto assoluto di giurisdizione, il ricorso presentato dall’Associazione Luca Coscioni e da Marco Cappato. Una sentenza che «conferma la piena legittimità dell’operato del Consiglio regionale e ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: la netta distinzione tra la funzione legislativa e quella amministrativa», ha dichiarato Matteo Forte, consigliere regionale di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Affari istituzionali ed Enti locali.
Lo scorso anno, la sua relazione che affermava l’incompetenza del Consiglio regionale sulla materia era stata approvata dalla commissione che, a maggioranza, aveva votato parere negativo. L’Associazione Coscioni aveva impugnato l’atto presentato da Forte perché secondo Cappato era «palesemente infondato che la proposta di legge sarebbe estranea alle competenze regionali».
Invece, la sentenza del Tar «ha ribadito che il Consiglio regionale ha agito nel pieno esercizio delle sue competenze legislative, con il risultato che noi eletti dai cittadini lombardi abbiamo legittimamente espresso la volontà di non discutere il progetto di legge sul suicidio assistito proposto dalla Coscioni», ha sottolineato Forte. Il fatto che il Tar della Lombardia abbia ricordato che «il sindacato del giudice amministrativo cede di fronte al principio costituzionale della separazione dei poteri» è inoltre un altro segnale positivo, dopo che il Parlamento ha approva definitivamente la riforma costituzionale sulla separazione dei poteri tra magistratura inquirente e giudicante.
Non sono ammissibili decisioni a livello regionale di fronte alla complessità della materia, questo è il messaggio che arriva dall’organo amministrativo, per ribadire che sul suicidio assistito serve un confronto a livello nazionale. Decisioni come quella presa dalla Regione Toscana l’il febbraio di quest’anno, approvando la proposta di legge Liberi Subito, non possono essere un esempio da seguire rivendicando autonomie decisionali.
L’iter che si apre, impugnazione da parte del governo, richiesta di respingimento del ricorso da parte della regione, deve far comprendere l’importanza di rispettare il processo di formazione delle leggi. Soprattutto quando si tratta di fine vita.

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